Tra i vari neologismi che vengono oggi utilizzati, la parola tokenizzazione (token – ingl. sost. gettone, segno, simbolo) è probabilmente quella che più riguarda o riguarderà da vicino il mondo notarile.
Dal reale al digitale
Il processo di tokenizzazione (quando si parla di blockchain, ne esistono vari esempi, ma questo è quello che più interessa) comporta sostanzialmente il passaggio di un bene (o di un diritto) dal mondo reale a quello digitale. Alcuni esempi si sono avuti nel mercato dell’arte; esistono infatti piattaforme specializzate nella vendita di “quote tokenizzate” di quadri che consentono in questo modo di condividere tra più soggetti le spese per l’acquisizione di un quadro di valore superiore lasciandolo in custodia alla piattaforma.
Analoga operazione è stata teorizzata (e anche testata in alcuni paesi di stampo anglosassone) per il mercato immobiliare, con la trasposizione nel mondo digitale del bene immobile per poi poterlo trasferire attraverso la blockchain. Tale operazione si scontra però con la complessità delle transazioni immobiliari (a prescindere dalle valutazioni in merito alla necessità di una forma autentica o pubblica) in cui il bene che viene trasferito non è sempre lo stesso (si pensi al frazionamento del diritto di piena proprietà in nuda proprietà e usufrutto, che necessiterebbero di una biforcazione per poi ricongiungersi al consolidamento).
Una questione di liquidità
Al momento per le operazioni immobiliari piuttosto che tokenizzare l’immobile si è proceduto a tokenizzare il veicolo dell’investimento immobiliare, distribuendo i token ai sottoscrittori dell’investimento. Ovviamente, a prescindere sempre da tutte le valutazioni in merito ai rischi, il vero tema è quello relativo alla liquidità del token (mentre il bene immobile è un asset riconoscibile e monetizzabile, un token presuppone comunque un grado di conoscenza del mercato più approfondita e la voglia, comunque, di correre un rischio dovuto anche alla novità dello strumento).
La tokenizzazione inoltre, comporta dei problemi collegati alla normativa antiriciclaggio, perché basta passare i dati di accesso al token per trasferirne la proprietà, e, ovviamente, all’identificazione del soggetto titolare del token.
Oltre che per la digitalizzazione di beni, i token vengono spesso utilizzati nel mondo della cyber-sicurezza per fornire accesso a conti correnti bancari o, come nel caso della firma digitale remota, per confermare un’operazione di firma digitale. Anche per i token stiamo vivendo una fase di digitalizzazione, infatti si è passati dalla chiavetta fisica all’utilizzo di software otp – one time password (come quello realizzato dalla nostra società informatica) che tramite app consentono di autenticarsi per apporre la firma digitale.
Sicurezza e modernità
Il futuro sicuramente vedrà sempre più la necessità di rendere digitale ciò che prima era solo fisico, e sicuramente bisognerà trovare il giusto contemperamento tra le esigenze di sicurezza e quelle di modernità. Porsi al centro della discussione quale soggetto terzo garante della transazione sicuramente può far sì che il notariato assurga a ruolo guida nel passaggio dal mondo fisico a quello digitale.