L’Art Bonus rappresenta una delle iniziative più innovative e significative introdotte in Italia negli ultimi anni nel campo della tutela e promozione del patrimonio culturale. Lanciato nel 2014, questo strumento fiscale si configura come un incentivo per stimolare il mecenatismo privato nel sostegno di attività culturali.
L’Art Bonus consiste in un credito d’imposta introdotto in Italia con il Decreto Legge n. 83 del 31 maggio 2014, convertito poi con modificazioni nella Legge 29 luglio 2014, n. 106 e successivamente reso permanente con la legge di stabilità 2016 del 28 dicembre 2015, n. 208. Più nel dettaglio, esso si traduce nella possibilità per i donatori di beneficiare di un credito d’imposta pari al 65% dell’importo donato, suddiviso in tre quote annuali di pari importo.
Il credito d’imposta è utilizzabile sia dai privati che dalle aziende. Per i privati, esso è detraibile dall’IRPEF, mentre per le aziende è detraibile dall’IRES.
Si tratta, con tutta evidenza, di un meccanismo volto ad incoraggiare maggiormente le donazioni, in quanto di fatto diminuisce l’onere economico effettivo per il donatore.
La più importante particolarità dell’Art Bonus è la sua ampiezza di applicazione.
Da un lato, infatti, è possibile donare per il sostegno delle più svariate iniziative: dagli spettacoli dal vivo, alla manutenzione, il restauro e la valorizzazione di beni culturali pubblici, fino anche al sostegno di istituzioni e luoghi della cultura (musei, biblioteche, archivi, aree archeologiche). In questo modo, l’Art Bonus si rivolge a un vasto campo di interventi, offrendo un contributo concreto alla vita culturale del Paese.
Dall’altro, l’Art Bonus non stabilisce un limite minimo di donazione, permettendo così anche ai piccoli donatori di contribuire e beneficiare delle agevolazioni fiscali. La semplicità e l’accessibilità dell’Art Bonus lo rendono insomma uno strumento particolarmente efficace nel coinvolgere un vasto pubblico nella valorizzazione del patrimonio culturale italiano.
Un secondo aspetto fondamentale dell’Art Bonus è poi la sua trasparenza: ogni donazione deve essere tracciata e pubblicata sul sito ufficiale, ed è accompagnata da tutta una serie di obblighi di comunicazione da parte degli enti beneficiari, affinchè il controllo dei crediti fiscali impedisca eventuali abusi.
Possibili sviluppi futuri dell’Art Bonus
L’Art Bonus rappresenta una straordinaria opportunità per contribuire attivamente alla tutela e valorizzazione del patrimonio culturale italiano. Non solo offre vantaggi fiscali significativi ai donatori, ma promuove anche una cultura del mecenatismo, fondamentale per la conservazione e il rinnovamento del ricco panorama culturale del nostro Paese.
Visto in quest’ottica, l’Art Bonus potrebbe costituire un punto di partenza e non un punto di arrivo. Attraverso possibili evoluzioni normative e una crescente consapevolezza del suo valore, questo strumento potrebbe diventare un pilastro ancora più solido nella promozione culturale italiana.
Sviluppi futuri potrebbero consistere nella semplificazione, grazie alle nuove tecnologie, delle procedure di donazione, rendendo l’Art Bonus ancora più accessibile e attraente.
Un’altra direzione di sviluppo potrebbe essere l’ampliamento delle categorie di progetti e iniziative culturali eleggibili per il beneficio (ricomprendendovi ad esempio anche i beni di proprietà di privati o di enti ecclesiastici, attualmente esclusi), favorendo in tal modo il sorgere di nuove collaborazioni tra il settore pubblico e quello privato, con l’Art Bonus che potrebbe fungere da catalizzatore per nuove forme di mecenatismo e partnership.
Inoltre, in un modo “social” come quello attuale, sarebbe facile immaginare anche un possibile crescente interesse nell’uso strategico dell’Art Bonus come strumento di marketing sociale per le aziende, che potrebbero dimostrare il loro reale impegno nella cultura come parte della loro responsabilità sociale d’impresa.
In quest’ottica, un elemento innovativo che potrebbe dare nuovo slancio all’Art Bonus nel mondo “enterprise” potrebbe essere rappresentato dall’introduzione della possibilità per i donatori di cedere il proprio credito d’imposta. Si tratta di una proposta fatta dal Notariato Italiano ed esposta in un recente convegno di studi tenutosi al MAXXI nel 2022. Questa opzione, permettendo ai donatori di trasferire il credito a terzi, inclusi istituti bancari o altri intermediari finanziari, consentirebbe – ad esempio – di superare i limiti attuali della detraibilità in tre anni, favorendo così un beneficio immediato nella contabilità aziendale.
La cessione del credito fiscale, inoltre, aprirebbe anche nuove ed attualmente inespresse potenzialità, attirando erogazioni sia da coloro che non hanno un’imposta sufficientemente alta da assorbire il credito, sia da soggetti esteri, posto che oggi gli stranieri (privi di reddito in Italia) non godono di alcun beneficio fiscale da una eventuale erogazione liberale.
La cessione del credito, insomma, potrebbe trasformare l’Art Bonus non solo in uno strumento di sostegno culturale, ma anche in un’opportunità finanziaria, stimolando un mercato secondario ed offrendo nuove opportunità di investimento e finanziamento nel settore culturale.
L’Art Bonus potrebbe in tal modo diventare ben più di una misura fiscale; potrebbe portare soggetti non solo a sostenere, ma addirittura ad “investire” nella cultura, valorizzando così un bene prezioso e fondamentale per l’identità e il futuro del nostro Paese.